lunedì 29 settembre 2008

Io me ne frego

Pirandelliani movimenti, per anestetizzare ciò che non serve, per ora, scoprire.
E giù birre e alcolici per assecondare gli occhi stolti di chi si accontenta di sentire cazzate da una bocca sottile e sanguigna.
Nero sopra, sotto ed intorno agli occhi per rendere opaco ciò che in realtà vorrebbero dire. Sorrisi sempre uguali a se stessi per regalare sensazioni paretiche a chi crede di conoscerti.
Condizione apparente di standby, ma dentro un taglio che ti spacca simmetricamente in due parti uguali.
Quale volete? Pardon…scelgo io.


Ps: dedicato a chi crede di potermi fregare o ancor peggio all’arroganza di chi pensa di potermi giudicare.

venerdì 26 settembre 2008

Laurea...(parte prima)

Metti un biglietto andata e ritorno per la Puglia, due giorni di permanenza a casa, due notti in pullman e tanto tanto sonno arretrato.
Metti una buona mezz’ora di ritardo perchè imbottigliati nel traffico e le orecchie stordite dai clacson di autisti imbestialiti.
Metti una corsa tra tacchi e ombrello ripara diluvio universale, alla ricerca stancante di un’aula magna che apre le porte solo alle cerimonie ufficiali e quindi sconosciuta ai più.
E mettici pure qualche imprecazione perché nonostante le peripezie sei arrivata troppo tardi e la tua amica ha già discusso la sua tesi di laurea.
Uno sguardo da lontano solo per dirle che ci sei, un abbraccio fugace non appena la commissione si riunisce per decretare. E poi ti metti a sedere tra le amiche di sempre, quelle che come te, hanno preso il primo treno e sono scese a casa per applaudire la loro “dottoressa”. E non ti resta che aspettare trepidante e nervosa il rientro in aula dei giudici.
Tutti impettiti cominciano a proclamare, fino a pronunciare il suo nome. Le orecchie tese e il cuore che scoppia nel momento in cui il nostro medico oltre la lode si becca pure il plauso della commissione.
Anneghi tra le lacrime, che scendono senza controllo. E l’abbraccio lungo e sincero tra due persone che hanno condiviso tutto, ma proprio tutto, negli ultimi 11 anni.
Sei stata grande dottorè…

lunedì 22 settembre 2008

Io e te...

Tu russi, causa deviazione del setto nasale (dici)
Io parlo nel sonno (quando non faccio la sonnambula)

Tu a prima mattina non spiccichi parola
Io tartasso chiunque faccia colazione con me

Tu sei alto, longilineo e atletico
Io sono bassa e non ho il ventre proprio piatto

Tu sei un fashion victim
Io accosterei indifferentemente il giallo col fucsia

Tu sei ab negativo
Io ab positivo

Tu ti incazzi con lo sguardo
Io ci dispenso sarcasmi

Tu riempi l’agenda del cellulare di promemoria
Io mi appunto qualcosa su una moleskine priva di date, perciò le dimentico tutte

Tu vedi il mondo da una inquadratura fotografica
Io preferisco disegnarlo

Tu sei un po’ più figlio di mia madre
Io lo sono di più di tuo padre

Tu quando canti distruggi i timpani di chi ti malcapita vicino
Io ho una vocina niente male

Tu guardi la televisione con l’occhio destro
Io con l’occhio sinistro (colpa del mancinismo)

Tu hai deciso di partire e non salutarmi
Io ti scrivo ciò che non leggerai mai.

Buona fortuna.

giovedì 18 settembre 2008

zoom e grandangolari


Cos’è che mi dicevi ieri? Tutto inizia da un punto preciso…da un’immagine piantata nella testa e archiviata nelle caverne della memoria. Sì, caverne. Non è un termine gettato a caso. Ha un significato, per me.
Zone buie, volutamente nere. E poi luce accecante, che ti fa strizzare gli occhi.
E vicoli strettissimi, dove l’odore stantio dei ricordi è asfissiante. E distese di papaveri e margherite. E alberi di ciliegie. Rosse e corpose. Color di-vino. Il gioco del m’ama non m’ama, il nocciolo fra i denti.
Poi l’inverno. E l’illusione della neve che si mischia a pioggia, e lava via quella coltre biancastra che camuffa la 126 verde parcheggiata per strada. Resta una gelida melma. E il ciacchettio dei miei passi.
E poi i suoni...di cui le mie emozioni sono recettori.
Il rombo di una moto che mi raggela il sangue. Lo strepitio delle stoviglie che immobilizza ogni singolo muscolo, anche il cuore.
Il silenzio più loquace che esista.
Il sale che scende sulle labbra e il sospiro che ne segue. Un alito di vento rinfresca il viso umido. Pelle levigata, la malinconia negli occhi. E una forza inconscia che ti fa rialzare, anche quando non sai se sei caduta.
Non mi chiedere di sbobinare il mio passato. La mia vita è fatta di scatti fotografici. Ed io amo il contro-luce.

mercoledì 17 settembre 2008

La notizia è ufficiale: da gennaio sono a Milano....

(e stacchiamolo sto pezzo di cielo!!!!)

domenica 14 settembre 2008

Respiro...

L’immersione era stata inaspettatamente profonda. L’apnea troppo lunga, il cuore pareva essersi fermato, i polmoni ti scoppiavano. Il silenzio innaturale otturava i timpani, ottundendo la vita, che su scorreva anche senza di te.
Improvvisamente, inspiegabilmente, la risalita. Verso quella lastra celeste che segna il confine tra il torpore e la veglia, tra il non senso e la consapevolezza. Quella di aver fluttuato nel nulla e di essere stanchi.
Riemergi. Un respiro raccoglie tutti gli odori. Uno sguardo a campo lungo restringe l’orizzonte. Ora sei a galla. Riprendi la tua zattera, anche se non sai dove ti poterà. Per ora la bonaccia ti è favorevole. E questo ti basta.

venerdì 12 settembre 2008

Impressioni di settembre

Quante gocce di rugiada intorno a me
cerco il sole, ma non c'è.
Dorme ancora la campagna, forse no,
è sveglia, mi guarda, non so.
Già l'odor di terra, odor di grano
sale adagio verso me,
e la vita nel mio petto batte piano,
respiro la nebbia, penso a te.
Quanto verde tutto intorno,
e ancor più in là sembra quasi un mare d'erba,
e leggero il mio pensiero vola e va
ho quasi paura che si perda...
Un cavallo tende il collo verso il prato
resta fermo come me.
Faccio un passo, lui mi vede, è già fuggito
respiro la nebbia, penso a te.
No, cosa sono adesso non lo so,
sono un uomo, un uomo in cerca di se stesso.
No, cosa sono adesso non lo so,
sono solo, solo il suono del mio passo.
e intanto il sole tra la nebbia filtra già
il giorno come sempre sarà.


(E finalmente fuori diluvia, e i pensieri s'inerpicano su un sentiero inaspettato. E li lascio andare, non mi va di oppormi al loro corso. Qualsiasi cosa ne venga fuori, io getto la spugna.)

mercoledì 10 settembre 2008

Tears

C’è che a volte ti serve un niente per sentirti tabula rasa. Così come ti accontenti di mandare giù un boccone amaro per ricominciare il massacro. Ovviamente di te.
Sperare di essere una delle sueanime salve”, ma la tua solitudine è solo indotta. Dovresti capire da chi. Da te stessa o da quella che il mondo vuole che tu sia. Tanto per cambiare non hai una risposta. Lasci la parola al tuo demone interiore. Lui sì che è saggio. E tienitelo stretto. Che tanto è l’unico che a squarcia gola ti scuote, e ti ricorda che se continui a sentirlo è perché sei ancora viva.

martedì 9 settembre 2008

Terrona e contenta

Sarà che sono in un periodo in cui mi girano vorticosamente, sarà che sono giorni in cui il mio borghetto me lo sto vivendo intensamente (causa sindrome attaccamento morboso pre-partenza), ma la voglia di infrangere qualche regoluccia si fa sempre più incontenibile. Una sorta di rito esorcizzatore per scacciare il maligno, quello scazzo intollerabile che pungola le mie giornate.
E allora il capro espiatorio diventano l’ordine maniacale, quell’aristocratic aplomb e quello chichossissimo senso civico che questa città da sempre vanta.
Per esempio…a tutte quelle botteghe incastrate nei vicoli della città, che ingannano il povero turista con una fittizia parvenza di “biologico made in campagna”, non vuoi fare guerra con un sano mercato nero delle ciliegie? Già mi immagino…autotrasportatori notturni in viaggio dal nostro sud, carichi di casse delle più svariate qualità di ciliegie…il tutto alla modica cifra di “2 euri al kg”. La stessa soluzione si potrebbe adottare per contrastare l’insopportabile tratta delle angurie, vivisezionate in micro fette e ammucchiate nel banco frigo della Conad. In terronia rispettiamo i diritti del “Mellone ad acqua”. Venduto con tutti i suoi 13 kg di leggerezza, puoi anche tamburellarci sopra prima di decidere quale scegliere tra i tanti presenti sul camioncino dell’ambulante.
Per non parlare del pane…è inutile, qui non sono geneticamente programmati per mangiare il signor Pane. Figuriamoci per farlo. E allora gli industriali fornai che fanno? Si inventano centinaia di nomi diversi per dar lustro a l’unica invenzione ammazza portafogli (un quadratino 15×15 te lo vendono a euro 1.60!!) di casa loro: ciaccino, ciaccino ripieno, ciaccino alle zucchine, ciaccino al lardo di colonnata…ma sempre ciaccino è.
In terronia invece…lì sì che si celebra il trionfo della farina…E allora quando il grano decide di fare l’amore con la patata nasce la focaccia; quando gli va di arrotolarsi su mozzarella e pomodoro e di farsi un tuffo in padella diventa panzerotto; quando invece ha voglia di abbrustolirsi a 200 gradi in forno diventa tarallo.
Giusto per citarne solo qualcuna di possibilità.
Ma andiamo avanti.
Che dire delle vecchiette tutt’imbellettate, trucco e parrucco, che a ottant’anni rimembrano ancora i passati gloriosi nelle gioiellerie e nei negozi più radical chic della zona?Ma come?? Se la senilità è una condizione universale c’è qualcosa che non torna… La mia nonnina raggiunge il massimo della soddisfazione quando ad ottanta anni la vedi infilata sotto qualche mobile, che non sia mai è andata un po’ di polvere. O quando la domenica si sveglia alle 5 di mattina per preparare quel sugo di ragù che, se non fosse per il colore, potrebbe essere scambiato per cemento armato per quanto è denso…(santa biochetasi).
Last but not least, quell’insofferenza che qui hanno alle public relations. Di certo non è una regola generale questa, ma sicuramente qui la gente non ha la nostra inclinazione alla chiacchiera pro cazzeggio.
Mi spiego con un aneddoto recente recente.
Da poco ho cominciato una collaborazione part-time (solo per etichetta tale, in realtà è full-time) presso l’ufficio borse di studio dell’Università.
Mi è stata data disposizione dalla mia capa di attenermi alle informazioni riguardanti esclusivamente il nostro campo di competenza, astenendomi assolutamente dal rispondere a quesiti che vadano oltre il parametro isee, borse di studio e posto alloggio. Al che, nel momento in cui qualcuno mi domanda dove possa essere una toilet, secondo quella, al pari di un mentecatto automa, dovrei rispondere qualcosa tipo “il motore di ricerca non ha trovato nessun campo di risposta”.
Ma acciderbolina…io me ne infischio!!
E così da pugliese doc, mi sono ritrovata a tarallucci e vino con una meravigliosa, super terrosissima famigliola siciliana, che dopo aver compilato i dovuti moduli, mi ha regalato sorrisi, ringraziamenti,e promesse di granite gratuite qualora mi fossi spostata dal continente. E tutto ciò sotto lo sguardo attonito della mia capa, che al glaciale muso stirato ha sostituito un tirato sorriso in similplastica.
Mica poco.

lunedì 8 settembre 2008

Il nulla.

La quiete dopo la tempesta.
Odio certi momenti di vuoto. Di idee, di parole, di racconti.
Ma intanto questo è.

(Tutta colpa di Saturno…)

giovedì 4 settembre 2008

Panta rei...


Notte megera. Notte assassina.
Notte crudamente sincera.

Notte di baratti, la mie favole in cambio del disincanto.
Notte di foglie secche, anche sei grilli ne cantano ancora la bellezza. Notte puttana, perché sa come vendersi al primo venuto e a lui regala le sue stelle. Notte di pioggia sul cuore.

Per l’ultima volta spugna. Lo giuro.

martedì 2 settembre 2008

Pensieri sconnessi...


Solo un’idiota può incaponirsi su di un disegno e tracciare e cancellare più e più volte 4 curve del cacchio, che dovrebbero dare l’idea di un paio d’occhi.
E sempre lo stesso idiota fissa la stessa foto per non so più quanto tempo, cercando di scoprire il segreto dell’espressività. Proprio non ci riesce a trasferire su un foglio bianco quello sguardo. Gli pare troppo sereno, talmente tanto da sembrare finto. E se ad una cosa non ci credi non è possibile farla propria. Perciò l’idiota riesce solo a guardare quegli occhi e provare ad immaginare una storia diversa da quella che hanno visto e vissuto. Magari molti anni dopo avrebbe voluto guardarsi allo specchio e vedere riflessa un’immagine diversa, con quegli occhi. Forse una figura minuta, un visino smilzo e spigoloso, una frangetta bionda ed un petto più modesto. Forse così avrebbe dato un’idea più coerente di sé, del suo riserbo, della sua timidezza, della sua a volte irreparabile fragilità. Chi ci crede che una riccia, mora, prorompente e sfacciatamente loquace arrossisce dinanzi ad un abbraccio e si impietrisce per un bacio rubato? Al massimo tre persone…lei stessa, suo padre (perché è convinto che la figlia a 25 anni non abbia mai avuto contatti eterosessuali) e la sua migliore amica (che è costretta a sorbirsi una cronaca balbettata e sospirata dell’evento).
Oggi pomeriggio l’idiota, a casa di una sua amica, non ha fatto altro che scrutare ogni movimento di lei mentre conversava al telefono con un ragazzo. Gambe accavallate, postura eretta, composta ed essenziale in tutti i suoi gesti. La trasgressione massima è stata lisciare i capelli sottilissimi e sistemarli dietro le orecchie. Ogni tanto sorrideva. Tono di voce pacato, quasi monocorde. Agli uomini si sa, piacciono le donne sicure, quelle che sanno sempre cosa dire, e che se anche non dicono niente è perché hanno il dono del mistero, mica perché sono mononeuroniche. Invece una conversazione telefonica tipica dell’idiota si svolge nel corridoio di casa, trasformatosi in una pista da jogging, in cui percorre i suoi 5 km nell’arco di 10 minuti, e tutto mentre si stacca decine di capelli dal cuoio capelluto perché le dita le si impigliano nel pagliaio che si ritrova. Tono di voce assolutamente incostante che passa repentinamente dal falsetto tipicamente usato nelle esclamazioni (con apposita figura di merda perché si è fatta sgamare l’entusiasmo) ai toni caldi e pacati per riassestare la fittizia modalità “take it easy” della chiamata.
Per non parlare poi dell’incapacità di trovare le parole giuste al momento giusto. Tacciata di insensibilità, l’idiota proprio non conosce il vocabolario del -pronto soccorso-la tua amica è qui-non temere. Infatti non ha mai vinto nessun premio come super amica del cuore, tutt’al più al liceo le arrivavano dalle retrovie dei bigliettini di ringraziamento per aver indotto grasse risate a compagne depresse e disperate. La parte del pagliaccio le è sempre riuscita bene, anche se Pierrot le piaceva più di tutti. Ma non lo interpretava mai. Guai a mostrare la malinconia, il suo romanticismo più dirompente, la tristezza e la nostalgia. In fondo chi ci crede che un’indifferente del suo calibro possa commuoversi leggendo Paolo e Francesca nel divino canto? Nessuno…se non chi, in quel momento, le ha sorriso e le ha tenuto la mano. E ha mantenuto il segreto.
E non avrebbe voluto vedere tanto altro con quegli occhi, l’idiota. Un’altalena da cui non riesce a scendere, che oscilla e non accenna a rallentare il suo movimento. Che la porta su in cima al mondo, le fa toccare le nuvole e le permette di strappare un pezzo di cielo, ma poi la ricaduta è brusca e velocissima, e sfiora il terreno arido e ghiaioso. E poi ancora su, e di nuovo giù, fino a farle scoppiare il cuore.
Si aiuta con le gambe, l’idiota. Cerca di frenare quando si avvicina al suolo e si dà la spinta per ripartire. Ma l’attrito a volte l’ostacola e preferisce lasciarsi andare all’inerzia. Magari, a tempo debito, con quegli occhi, avrebbe deciso di salire su uno scivolo…O forse l’altalena è una tappa obbligata?
Oltretutto è sprovvista di risposte, l’idiota. Ci sono cose che resteranno per sempre ignote. Ed è inutile che si arrovelli su mille interrogativi, che rimugini su capitoli ormai conclusi. Gli epiloghi vanno accettati come tali, e a nulla serve opporsi. Bisogna anche imparare a rinunciare a ciò che fino a poco tempo prima ci sembrava fondamentale. E’ una questione di stupide gerarchie, prima se stessi, le proprie aspirazioni ed esigenze, poi tutto il resto. Ma questo giochetto elementare proprio non le riesce, all’idiota. ( Che poi, che ca*o ci vuole? Tutto tempo sprecato quei regoli…). Lei è talmente tonta che certe volte si fa sorpassare da un ragazzo, da un’amica. Ma poi scopre che gli altri il giochetto dei regoli l’hanno imparato benissimo, oppure usano un’unità di misura differente.
E allora che fa? (l’idiota).
Si ritrova a scrivere sciocchezze in piena notte, dopo aver finalmente deciso di strappare quel disegno mal riuscito. Perché “la bambina ha una mano d’oro”- diceva un amico pittore di suo padre. Peccato però che gli occhi per poter guardare un foglio bianco non siano più gli stessi che aveva quella ragazzina della foto. Che idiota, l’Idiota.
Bonne nuit...tristesse.




lunedì 1 settembre 2008

Onde anomale...

Oggi proprio non mi sopporto. I tic nervosi sono vistosamente aumentati…oltre a quelle pulsazioni fastidiosissime della palpebra sinistra e alla fame chimica che mi ha fatto sbranare un intero rotolo alla nutella, si è aggiunta anche un’aritmia cardiaca che manco 30 gocce di tranquit me la farebbero passare.
E tra poco mi chiamerà anche mia madre, che dotata di straordinarie capacità rabdomantiche, smaschererà ogni vano tentativo di rilassata conversazione e darà inizio alla tortura psicologica per estorcermi informazioni sul mio stato d’animo. Poi passerà alla rassegna delle raccomandazioni chiedendomi 13 volte nell’arco di dieci minuti se ho mangiato. Sì, perché avrà letto da qualche parte (magari in qualche rivista che dà spazio alle campagne anti-anoressia, ma che campa dai servizi sulle varie barbie dello star system) che le figlie depresse disdegnano il cibo nei periodi di stress e si segnano gli occhi di nero per manifestare il loro dark-inside. Bè…non credo onestamente sia il mio caso. Ammesso che ce l’abbia un dark-inside (credo piuttosto di essere nel periodo “bianco accecante”, ma talmente accecante che non si intravede nemmeno un’ombra e non faccio altro che schiantarmi ripetutamente sullo stesso palo), trovo invece particolarmente seducente il banco frigo della Conad, la gelateria in Piazza e la pizzeria di fronte (accoppiata sacrosanta e vincente). E l’unico segno visibile della noia mortale che culla le mie giornate sono i miei ricci che ormai hanno la forma dei tentacoli di una medusa. O di un polipo…boh… Fatto sta che lo specchio mi sbeffeggia…oggi ho scoperto che c’è una crepa in alto a destra…feed-back, per quanto crudele, inequivocabile. Ma la mia contro-risposta, indifferente e superba, è lo sprezzo di maschere purificanti, creme idratanti e rassodanti e cosmetici di ultima invenzione, a favore del tanto amato-taglia xl-antisex pigiamino.
Lo so, l’inverno non è ancora arrivato, ma gli strascichi di un’estate sfavillante pare si siano dileguati insieme ad un’abbronzatura lavata via dal bagnoschiuma al muschio bianco…