venerdì 13 giugno 2008

Stereotipiche diversità

Sebbene questo sia il periodo meno indicato per vivere la città e tutte le sue main streets (soprattutto se il tuo passo non è proprio rilassato, ma anzi è mosso da una fretta che affastella i mille impegni, incastrati nelle 12 ore di veglia, e le orde barbariche di turisti e ragazzini in gita ti intralciano il cammino), a volte mi capita di trovare particolarmente piacevole ed interessante osservare la varietà della specie umana e le diversità dei comportamenti dei suoi rappresentanti.
Croce e delizia di una città d’arte e pullulante di storia e tradizioni, il crogiolo razziale di cui si può godere nei mesi estivi qui a Siena è davvero cosa notevole.
Tutti i vicoli di questo ridente borgo toscano sono intasati di cinesi, giapponesi, americani, spagnoli, tedeschi, Inglesi e via dicendo, che organizzati in gruppi d’età differenti, pretendono in uno o due giorni di capirci qualcosa di Cecco Angiolieri, Pià de Tolomei, Enea Silvio Piccolomini, e riducono ad una goliardica corsa tra cavalli alla conquista del celebre cencio, quella pluricentennale tradizione che è il Palio. Probabilmente il mio è il tono sussiegoso di chi sa che la cultura italiana è superiore per lo meno a quella d’oltreoceano, e che quindi si gonfia e si impettisce di fronte a questa constatazione oggettiva dei fatti (ultimo appiglio per non far scivolare giù, nel fondo più profondo, il Bel Paese ormai alla deriva sociale, politica ed economica).
Ma, devo ammettere che, questo coacervo di razze, rende più animata e colorata una città che altrimenti sarebbe tinta solo di terra di siena (anche nell’etichettare il colore tipico dell’architettura questa città risulta autoreferenziale ).
Questo argomento fa riemergere ricordi lontanissimi, risalenti ai miei primi anni di scuola elementare, di cui però voglio servirmi per sostenere ciò di cui, di qui in seguito, andrò raccontandovi. Mi riferisco all’acquisto di un libro, dalla casa editrice improbabile, visto che si trattava di uno di quei volumetti che ti rifilano rappresentanti truffaldini, infilatisi nella scuola per tentare di vendere almeno 3-4 delle 20 copie che possiedono, dal nome “Gente”. Era un libro illustrato, con poche frasi didascaliche a corredo delle immagini, dalla copertina rigida in cartoncino, sgargiante di mille colori, che tentava di classificare la tipologia umana, sulla base delle diverse caratteristiche somatiche. Tripudio dello stereotipo, questo reperto archeologico, accuratamente incelofanato e conservato da mia mamma tra gli scaffali della libreria, sezione “A.- scuola elementare- italiano”, mi risulta particolarmente opportuno per differenziare questa massa altrimenti informe di turisti.
Eh si, sarò pure impedita, ma io ancora non riesco a distinguere cinesi e giapponesi, se non sulla base di “musi gialli” e “occhi a mandorla”, e forse sull’impressione che i secondi abbiano la faccia più larga (effetto schiacciata) dei primi; o che le donne cinesi, spesso e volentieri, abbiano l’aria sfatta delle casalinghe sfruttate e delle madri frustrate con circa 10 figli a carico…(non foss’altro perché nei pressi di casa mia c’è un china restaurant gestito da una famiglia di questo tipo...). Cmq, a parte certe peculiarità somatiche, il loro modo di riversarsi ed occupare le strade è pressappoco simile: gruppone di circa 20-30 persone, tutti in fila, mascherine (forse) anti-smog per gli ultra 50enni (come se loro provenissero tutti da chissà quali oasi esenti da ogni tipo di inquinamento…mah!) e abbigliamento stile manga per i teen-agers (in realtà è una categoria che si allunga sino ai trent’enni, che però, per qualche vigoria fisica inconsulta, mostrano la metà degli anni). E poi, l’atteggiamento giulivo e avventuroso con cui si aggirano per la città, quel sorriso paretico, che mostra quei denti che sembrano delle canne d’organo, e quella faccia da faina…come se fossero gli ultimi boyscout alla scoperta dei misteri del mondo… che in quei momenti in cui ti girano vorticosamente ti viene solo da dire “che ca..ridi?!”…
E poi ci sono gli Americani, su cui si potrebbe scrivere un’epopea del luogo comune, se non altro per vendicarsi della riduttiva e poco originale equazione con cui ci appiccicano cliché da sempre (italia = pizza; = spaghetti; = mandolino; e così via…). Proprio loro, che si riconoscono fra tutti…personalmente li riconosco anche dai piedi…così sproporzionati rispetto al resto…
E poi quello “starnazzare” tipico con cui apostrofano ogni loro aprir bocca (per il rispetto dei diritti d’autore, ci tengo a precisare che non sono io la creatrice di questa azzeccatissima espressione)... tono invariabile, a prescindere dal tasso di alcool che circola nel sangue.. anche se, a giudicare dalle infradito e dalla scollatura vertiginosa anche in pieno inverno, quest’ultimo dovrebbe essere piuttosto elevato! Anche perché, eccezion fatta per gli eschimesi, credo sia l’unico motivo con cui ti spieghi come mai non stramazzino al suolo assiderate, anzi congelate…
E ancora, come si può sopportare quella esaltazione, che con forza bruta e inspiegabilmente femminea , ti scaraventa contro un muro per scattarti una foto, mentre tu stai bevendo pacificamente del buon vinello nella tua contrada (di temporanea adozione, sia chiaro) in festa, e l’unica spiegazione alla tua faccia attonita e sperduta è la seguente: “Oh….you’re so pretty…typical italian girl!”….No…non si può accettare una barbarie simile…non dico che devi pagarmi, visto che mi stai usando tipo fenomeno da baraccone, ma almeno chiedimelo per favore…
E vabbè…ti ricomponi dicendoti che so americani…semplice formula che chiarisce ogni irriducibile interrogativo.
Sugli inglesi non c’è da dire molto, loro sono così composti, così “british”, sono cittadini del mondo, abituati a viaggiare. Camminano per la via così discretamente, che se non fossero biondini e con le lentiggini nemmeno li noteresti. Sono i tipi da museo, da mostre in anteprima, al massimo da ristorantino in Piazza del Campo alle 7 di sera.
E infine, degni di nota sono anche i tedeschi. Quelli si che si sono letti il manuale del perfetto turista. Cartina della città alla mano, pantaloncino sahariano e scarpette da ginnastica lui, vestitino in lino lei, scrutano i vicoli più anonimi della città con la stessa attenzione con cui ammirerebbero gli affreschi del Duomo.
Il problema sorge nel momento in cui, ti chiedono come raggiungere la fontana del cavallo da Fonte Branda….
A parte che a Siena io ignoro una fontana del cavallo, ma ammesso che una intuizione brillante ti fa pensare che possa essere dalle parti di porta Pispini, il problema serio è un altro… Ovviamente le informazioni gliele devi dare in inglese…
…Traduzione simultanea italiano-inglese… accento british-barese… balbettii vari…vabbè, stendiamo un velo pietoso!


Alla luce di questa estenuante rassegna dei “tipi umani”, non penserete mica che io abbia una visione limitata del reale??In fondo lo stereotipo è un semplice veicolo di conoscenza…d’altronde che v’aspettate da una che confonde ancora la destra dalla sinistra??? Colpa del mancinismo…

2 commenti:

Anonimo ha detto...

E' tipico delle donne confondere destra e sinistra :)
Ah gli stereotipi....

Unknown ha detto...

E' semplice...se sputano per strada sono cinesi, altrimenti sono giapponesi.
I coreani? Non ci pensare...