lunedì 9 giugno 2008

Di domenica sera...


Un’ “illogica allegria”. Una sensazione indecifrabile, improvvisa e travolgente.
Il cielo si è rasserenato, le nubi lasciano campo libero a qualche sprazzo di azzurro, ormai opacizzato dalle luci della sera. Le gazze intonano le ultime note, stridule e rauche. Forse è la loro protesta contro un’estate che tarda ad arrivare.
Le ante della finestra spalancate, un forte odore di rosmarino entra in casa, e a parte Giorgio Gaber che canta, la città sembra assopita e silente.
Per la prima volta negli ultimi anni pensi a casa tua con bonaria nostalgia. A tua mamma, in pigiama che starà cenando con una frisa; a tuo padre, invecchiato di 10 anni, che con una torcia si fa luce nel viale e accudisce i suoi segugi. Ai tuoi fratelli, che in qualche modo staranno cercando di inventarsi una vita fuori casa.
Ed tu lì, adagiata su quel divano, che insegui le parole giuste, quelle che possano vestire meglio le tue emozioni, così volatili ed aleatorie.
Azzardi un resoconto dei tuoi ultimi anni…impossibile riuscirci. Tante cose in sospeso. Troppe ancora intentate.
Non poche le occasioni perse. Alcune le hai volutamente ignorate, altre le hai trascurate per indolenza. Altre ancora le hai annusate, sfiorate, ma ti sono scivolate via. Forse ci sono cose fatte apposta per essere intraviste e trovano motivo di esistere solo nel momento in cui si consumano. Se ne ha coscienza solo nel loro epilogo, a partita finita, quando ormai lo scacco è matto.
E non c’è ritorno, non c’è rivincita.
Hai avuto i riflessi troppo lenti. Forse è colpa della tua sordità a ciò che non sia convenzione, abitudine, al routinario andamento degli eventi. Sarebbe preferibile non capire, se la consapevolezza di ciò che ormai ti è sfuggito deve essere così tagliente. Sensi di colpa? Tanti, ma probabilmente inutili. Non hai voglia di accartocciarti nei rimorsi…quelli rendono incolore tutto ciò che resta. Perché qualcosa resta sempre.
Hai perso un treno, ma ne arriverà un altro sicuramente. E tu avrai imparato a guardare fuori dal finestrino. E a capire se scendere o aspettare una coincidenza.
Ti dispiace…ma ora devi svoltare, devi credere che quello che verrà sarà meglio di ciò che c’è già stato.
Un sospiro alleggerisce quella torbida sensazione di tristezza ed ansia che ti soffocava. Inaspettatamente forte, sicura e serena perché stasera ti senti bene. Citando Gaber: “…eh sto bene…io sto bene come quando uno sogna…na na na na na na…”

1 commento:

Anonimo ha detto...

I post familiari sono quelli che più mi piace scrivere e più mi piace leggere. Perché sono i più intimi.